Trasparenza sul web: l'UE indica 6 "guardiani" per far rispettare le norme - MB TIME - Assistenza Informatica Server e Cybersecurity
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Trasparenza sul web: l’UE indica 6 “guardiani” per far rispettare le norme

08 Set Trasparenza sul web: l’UE indica 6 “guardiani” per far rispettare le norme

La Commissione Ue ha designato oggi, per la prima volta, sei ‘guardiani del web’ (gatekeepers). Si tratta di Alphabet (la casa madre di Google), Amazon, Apple, Meta (Facebook), Microsoft e di ByteDance (TikTok). Queste web company, considerate dominanti su internet per le loro attività e diffusione, dovranno adeguare le loro piattaforme ad un controllo di trasparenza conforme alle norme del Digital Market Ac, che chiede ad esempio trasparenza,informazioni su eventuali piani di concentrazione, più scelta e libertà ai consumatori e a utenti aziendali. Sei mesi per adempiere, poi possibili sanzioni dal 10% del fatturato.

I sei ‘guardiani’ avranno ora sei mesi di tempo per assicurare il pieno rispetto delle prescrizioni del Digital Markets Act per ciascuno dei 22 servizi ‘core’ di piattaforma individuati, che sono, nel dettaglio: TikTok, Facebook, Instagram e LinkedIn (social network); Whatsapp e Messenger (messaggistica o N-Iics); Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store, Meta Marketplace (intermediazione); Google, Amazon e Meta (pubblicità); Google Android, iOS, Windows Pc Os (sistemi operativi); Chrome e Safari (browser); Google Search (motori di ricerca); YouTube (condivisione di video).

La Commissione ha anche avviato quattro indagini, per verificare le dichiarazioni di Microsoft e di Apple, secondo le quali Bing (motore di ricerca), Edge (browser), Microsoft Advertising (pubblicità) e iMessage (messaggistica) non devono essere qualificate come piattaforme, pur superando le soglie previste dalla legge. Le indagini dovrebbero essere completate entro cinque mesi. L’esecutivo Ue ha anche avviato un’inchiesta per verificare se il sistema operativo iPadOs di Apple debba essere designato come gatekeeper, pur non raggiungendo le soglie previste. In questo caso, l’indagine dovrebbe essere completata entro 12 mesi.

In più, per l’esecutivo Ue Gmail, Outlook.com e Samsung Internet Browser, pur superando le soglie previste dal Digital Markets Act, non devono essere considerate come attività da ‘gatekeeper’, poiché le rispettive case madri hanno fornito sufficienti evidenze per consentirne l’esclusione. Pertanto, Samsung non figura nell’elenco dei ‘custodi’, pur rientrando nella lista preliminare di luglio, che includeva tutte le società che superavano i tetti.

Spicca, nella lista dei ‘guardiani’, l’assenza di Twitter, ribattezzata X da Elon Musk, un social di cui la Commissione fa larghissimo uso a scopo di comunicazione. I rapporti della compagnia californiana con l’esecutivo Ue si sono molto raffreddati dopo il cambio di proprietà: il commissario al Mercato Interno Thierry Breton è arrivato ad ammonire pubblicamente Musk, che si vantava di aver “liberato” l’uccellino, simbolo di Twitter, che “l’uccellino in Europa volerà seguendo le nostre regole”.

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